Sono sempre di più le belle storie di cammini inclusivi. Di persone che si danno da fare per aprire a tutti la felicità del viaggio lento. Di persone con disabilità che si mettono in gioco e partono. Di persone senza disabilità che partono con loro per dare una mano. Di persone senza disabilità che partono con loro e scoprono tesori.
Mirko Cipollone ha costruito alcune di queste storie e va anche oltre, perché per lui l’inclusione arriva fino in montagna. Fino a cime impervie come il Velino il Camicia o il Sirente, in una regione dal cuore accogliente ma che sul profilo turistico deve fare ancora passi avanti, in un ambiente dei più selvaggi e suggestivi d’Italia come l’Appennino, dove i silenzi, le emozioni, gli orizzonti sono particolarmente profondi.
Se l’inclusione è un mestiere, si ampliano le opportunità
Chi fa trekking conosce la sensazione impagabile di essere circondato soltanto dalla natura, di arrivare in cima e guardarsi incontro senza incontrare nulla che fermi lo sguardo, di sentirsi piccolo piccolo di fronte a giganti di pietra e sentirsi, insieme, piccola parte di un tutto. Qualcosa di così bello deve essere un’opportunità per tutti. Di qui Appennini for All.

Appennini for All è l’organizzazione che Mirko ha creato con l’obiettivo di far vivere a tutti l’esperienza della montagna, del cammino e del trekking, in modo inclusivo, formando gruppi di persone con disabilità motorie, sensoriali e senza disabilità che vivono insieme alcune ore o anche diversi giorni condividendo passi, percezioni, emozioni, acqua, paesaggi, cene. Quello che rende Appennini for All una realtà veramente unica è che si tratta di una vera e propria impresa. L’inclusione, potremmo dire, è il loro mestiere.
In montagna e sui sentieri insieme, con e senza disabilità
È iniziato tutto alcuni anni fa, con premio che man mano portano Mirko a mettere insieme la passione per il turismo, quella per il volontariato, le competenze organizzative e l’amore per l’Abruzzo. Appennini for All in poco tempo è diventata una realtà di riferimento, che ha fatto uscire le escursioni inclusive dalla dimensione del singolo evento sporadico per trasformarle in un’opportunità sempre aperta.
“È limitante pensare che il mondo della disabilità debba essere qualcosa di cui solo il volontariato possa e debba occuparsi – sostiene Mirko -. Se si entra nella dimensione di impresa, chi vuole può venire in montagna o su un cammino quando vuole”.


Infatti, ogni anno, da maggio a settembre, i suoi gruppi sono in montagna 4-5 giorni a settimana con persone con disabilità. Sono decine le esperienze organizzate da Appennini for All, che possono durare un giorno come una settimana e accomunano persone in joelette (una carrozzina monoruota con delle pertiche che consentono, tramite portatori, di passare anche in luoghi impervi), persone ipovedenti o ipoacusiche, persone senza disabilità. E, ancora, fine settimana per famiglie di ragazzi con disturbi dello spettro autistico, che trovano nel contatto con la natura e gli animali dei benefici enormi.
Una nuova frontiera per le amministrazioni locali
Per tutte queste persone, l’opportunità di vivere qualcosa di unico. Di stare bene. Per tante amministrazioni una nuova frontiera.
“Mi prendo un po’ il merito di aver fatto scoprire a chi lavora nel turismo in Appennino che è possibile lavorare con persone con disabilità. Fino a pochi anni fa era volontariato, non un lavoro, ora sta cambiando l’approccio. Tante realtà iniziano ad avvicinarsi a questo campo e le opportunità per persone con disabilità aumentano”.
Nelle montagne abruzzesi c’è chi, seguendo il suo esempio, ha aperto loro la propria attività di voli a motore. Probabilmente pochi di noi pensano che una persona disabile possa farlo. Invece sì. Perché c’è chi guarda oltre il comune senso del possibile. Mirko ha visto che per ampliare le opportunità di inclusione occorrevano due cose: trovare risorse e fare rete. Per questo passa duri mesi autunnali ed invernali davanti a un pc, lavorando per partecipare a bandi di finanziamento che permetteranno escursioni inclusive altrimenti difficili da realizzare.
In cammino con i concerti al tramonto
Grazie a uno di questi bandi, uscito due anni fa, partirà a breve un camp (in collaborazione con NoisyVision Ets) dedicato esclusivamente a ragazzi tra i 15 e i 20 anni con e senza disabilità visive e uditive, che con soli 50 euro potranno trascorrere 5 giorni insieme camminando, facendo pic nic all’aperto, partecipando a laboratori di cucina tradizionale. A luglio, il Cammino di Celestino, con capofila il Parco della Maiella, che alle tappe della mattina alternerà attività inclusive come cena al buio, lettura all’aperto, concerto al tramonto. Un’esperienza molteplice, che a Mirko piacerebbe diffondere anche nei Cammini e, perché no, sulla Francigena.
“Alcuni tratti sono già percorribili da persone con disabilità motorie, ma sarebbe bello fare anche di più, organizzare alcuni giorni inclusivi ed esperienziali che allargano gli orizzonti a tutti. Il ‘materiale’ su cui lavorare non manca, vista la ricchezza culturale e di tradizioni di questa Via.”

Per alcune realtà come i Parchi avvicinarsi al turismo accessibile è ancora una cosa nuova, ed è grazie alla capacità di Mirko di creare legami se stanno nascendo queste esperienze di collaborazione. Come sta accadendo sulla Via Francigena, si è compreso che facendo rete la crescita può essere reciproca. Con il PNALM hanno preparato un report sull’accessibilità turistica, e tra poco si aprirà la fase 2. Con l’Unione dei Comuni Marsicani è in corso un progetto per rendere accessibile il 10% dei 1000 chilometri di ciclovie appena aperte.
Le connessioni sono l’arma vincente
“Per fare qualcosa che funzioni bisogna sempre stabilire connessioni tra realtà pubblica privata e dell’associazionismo – osserva Mirko -. Solo dove vanno a braccetto si riesce a fare vera programmazione. Io sono un grande sostenitore della rete, dove ognuno ricopre il proprio ruolo e lascia che altri esprimano le loro competenze. Chiedo spesso alle amministrazioni di darmi contatti con le associazioni locali perché nessuno come loro conosce il territorio e chi si spende per il benessere locale va valorizzato”.
Difficilmente, senza questa intessitura, le esperienze inclusive potrebbero essere economicamente sostenibili e difficilmente potrebbero essere così ricche da comprendere concerti al tramonto o pasta fatta a mano tutti insieme, privilegiando tutti i sensi.

Tra i punti critici restano le strutture ricettive, che spesso in Appennino (e non solo) sono a conduzione familiare e difficilmente sono accessibili a persone con disabilità motorie, ed è una realtà che difficilmente potrà cambiare senza incentivi. Nel frattempo, i progetti di Mirko proseguono a ritmo serrato. E anche se lui ha fatto del turismo inclusivo una professione, lo spirito resta quello del ragazzo che faceva volontariato e che crede nella definizione di turismo sociale: tutte le persone a prescindere da condizione fisica ed economica devono avere diritto alla vacanza. E anche se ha una squadra di professionisti retribuiti, a metà giugno saliranno come volontari sul Camicia con una persona che ha chiesto il loro aiuto per realizzare un sogno: tornare lassù anche se ora è in carrozzina. A 2500 metri. È tosto ma ho una bella squadra”. Anche in questo gruppo ci saranno partecipanti con tante caratteristiche.
“Non ci sono mai solo persone con disabilità: i benefici di fare le cose insieme sono per tutti. Non ci sono due mondi ma ce n’è soltanto uno”.
✍🏻 A cura di Daniela De Sanctis

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